Quante volte volte mi sono imbattuta in letture di coloro che vogliono fare della propria scrittura un elogio alla fama e al successo. Scrivere significa dare un pezzo della propria vita a persone sconosciute che in quel momento hanno bisogno di provare sensazioni che conoscono e che vogliono condividere restandosene immersi a fantasticare. E questo l'obbiettivo di un qualsiasi lettore. Dico così perchè sono stufa di vedere nelle librerie comici, politici e calciatori. Che facciano il loro mestiere e lascino gli scaffali vuoti da riempire con libri di persone che hanno veramente qualcosa da dire. Ma questo è solo un bel sogno, purtroppo l'economia rovina il mondo e noi con esso.

" La gente è il più bel spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto." Charles Bukowski 

Forse non ho afferato il senso della discussione, ma penso che a volte il discorso del qualcosa da dire, qualcosa che tocchi l'anima, non debba essere associato per forza ai libri. Grandi scrittori di fiction non denunciano la società, non scrivono nemmeno in modo impegnato, hanno successo, ma perchè non esprimono il dramma interiore non sono scrittori di talento? va dato merito loro invece di aver costruito una trama che regge, con una scrittura che fila. Voglio difendere un comico italiano che è diventato scrittore di successo, e non perchè era famoso, ma perchè è unaoscrittore capace, Sto parlando di Giorgio Faletti. Ora se applichiamo Il discorso su chi deve scrivere e chi no applichiamo sicuramente un concetto razzista, da scrittori, passatemela per buona, invidiosi. Si dovrebbe focalizzare invece sul contenuto dello scritto, non sull'autore. Vorrei dire  a Giosp, pur accettando appieno il suo giudizio, Non è un po' limitativo dire "mi vanto di non avere nessun libro di comici? cantanti? ecc?" Sei libero di fare ciò che vuoi, ma mi sa che così rischi di perderti delle perle. Non dico che ti devi leggere le barzellette di Totti, ti capisco se  non lo fai, non l'ho letto neppure io, ma penso che per trovare l'oro bisogna scavare nel fango.

Forse non ho afferato il senso della discussione, ma penso che a volte il discorso del qualcosa da dire, qualcosa che tocchi l'anima, non debba essere associato per forza ai libri. Grandi scrittori di fiction non denunciano la società, non scrivono nemmeno in modo impegnato, hanno successo, ma perchè non esprimono il dramma interiore non sono scrittori di talento? va dato merito loro invece di aver costruito una trama che regge, con una scrittura che fila. Voglio difendere un comico italiano che è diventato scrittore di successo, e non perchè era famoso, ma perchè è unaoscrittore capace, Sto parlando di Giorgio Faletti. Ora se applichiamo Il discorso su chi deve scrivere e chi no applichiamo sicuramente un concetto razzista, da scrittori, passatemela per buona, invidiosi. Si dovrebbe focalizzare invece sul contenuto dello scritto, non sull'autore. Vorrei dire  a Giosp, pur accettando appieno il suo giudizio, Non è un po' limitativo dire "mi vanto di non avere nessun libro di comici? cantanti? ecc?" Sei libero di fare ciò che vuoi, ma mi sa che così rischi di perderti delle perle. Non dico che ti devi leggere le barzellette di Totti, ti capisco se  non lo fai, non l'ho letto neppure io, ma penso che per trovare l'oro bisogna scavare nel fango.